Le Poesie di Roberto Belotti
        
        Meriggio di luglio
        
        Ora che le stagioni hanno intonato
        un canto corale per ringraziare Dio
        del lavoro da Lui compiuto,
        io mi accompagno al sacro
        ondeggiare del tempo
        per liberarmi di tutto,
        onde non perdere nulla
        di ciò che ho avuto.
        I battiti del mio silenzio ascolto
        correre verso il rintocco della
        campana di marra, nel meriggio,
        in questo lembo di pianura assolata e
        stanca di aspettare, in questo Luglio
        coraggioso e pieno della Sua presenza.
        Il carro avanza lento, rincorso da un cane,
        che con il suo assordante abbaiare
        taglia in due la quiete
        come la lama di un coltello,
        lasciandosi alle spalle la polvere del sentiero
        che da bambino percorrevo per andare a scuola.
        Quando tornai quaggiù, dopo tanti anni,
        fu come riprendere fiato
        dopo una lunga ed estenuante corsa.
        Adesso sento che non andrò più via
        e mi chiedo se Dio conterà i miei giorni restanti,
        a cominciare da oggi,
        o dalla sera in cui il mio nulla,
        fu per la prima volta, riempito dalla consapevolezza
        per il dono che Egli mi ha fatto
        e mi rifà continuamente.    
        
        25 Dicembre
        
        Tutto quanto il buio,
        di tutte quante le notti,
        da quando esiste l'universo
        ad oggi,
        è stato rischiarato
        da una luce così luminosa,
        che tutta quanta la luce,
        di tutte quante le stelle,
        da quando esiste l'universo
        ad oggi,
        al suo confronto
        null'altro pare
        che un piccolo lume.
        Fa che di questo,
        o Cristo che nasci,
        il nostro cuore si accorga,
        così che di niente si curi cercare
        che non sia il goderne ogni giorno.
        
         
        
        Davanti all'auditorium
        
        Era da poco calata la sera                                                         
        quando i primi timidi e
        imbarazzati fiocchi di neve
        incominciavano a rincorrersi
        nell'aria senza sapere
        dove andare a posarsi e
        quasi scusandosi con i passanti
        toccavano terra dopo un viaggio
        lungo ed estenuante.
        Gli orchestrali infreddoliti
        incominciavano ad arrivare
        con passo spedito nei pressi dell'auditorium
        e tenendo stretto lo strumento come
        fosse un bimbo da proteggere dal freddo,
        varcavano i tre gradini che portano all'atrio
        inoltrandosi nella porta laterale e
        scomparendo alla mia vista.
        Girando lo sguardo ti vidi arrivare
        da lontano e senza esitazione
        mi spostai nell'ombra per non essere visto,
        tu mi vedesti e incominciasti a correre
        venendomi incontro con un sorriso mai visto prima.
        Finalmente mano nella mano, ci incamminammo,
        ed entrati nell' auditorium ci sedemmo vicini.
        Le luci si spensero e come per incanto
        ci sentimmo avvolti da una musica calda,
        come un grande mantello che una mano
        gentile e premurosa ci aveva donato.
        Mentre le note danzavano,
        dagli strumenti ai nostri corpi,
        entrando in noi come per un viaggio
        senza ritorno, io ti sentii così vicina
        da non vederti più credendoti entrata
        in me seguendo la musica e fermandoti nel cuore
        
        Due fiumi
        
        Due fiumi si rincorrono,
        scivolando veloci verso il mare,
        alla ricerca di qualcosa,
        che per la troppa fretta
        non riescono a trovare.
        
        Accarezzano la terra
        e in anse generose
        come arcobaleni d' estate,
        lambiscono le foglie
        che ogni ramo raccoglie.
        
        Le rondini felici come bimbi
        l' ultimo giorno di scuola,
        disegnano nell' aria con
        vociare festante, un disegno
        senza lasciare nemmeno un segno.
        
        Due fiumi e il dolore di un uomo,
        che nel buio della notte
        trascina le sue pene
        e, camminando senza speranza,
        lungo la riva avanza.
        
        La terra guarda i fiumi,
        quasi fossero due amanti,
        che in un impeto di passione
        si abbracciano stringendosi forte,
        prima di gettarsi nel mare e trovare la morte.
        
        Se tu fossi.
        
        Nel dolce mare dei tuoi occhi
        ho navigato tutta la notte e
        sono giunto alla riva del tuo cuore
        per dirti queste parole:
        Se tu fossi acqua
     ti berrei piano piano
     per non farti male
     e tenerti dentro me.
        Se tu fossi fuoco
        ti starei vicino
        per riscaldarmi
        e riprendere vigore.
     Se tu fossi un fiore
        ti annaffierei per vederti
     sbocciare e tenerti al riparo
     da vento e tempesta.
        Se tu fossi un colore
        dipingerei un prato verde
        per correre felice verso te
        ed abbracciarti forte.
     Se tu fossi musica
     ti canterei per lodare Dio
     che ci ha fatti incontrare
     per amare di più la vita.
        
        Finalmente
        
        Come il lampo
        illumina la notte
        il tuo sorriso
        mi ha illuminato il cuore
        e nell'attimo in cui
        ho visto i tuoi occhi
        esplodere di gioia
        ho bevuto un sorso
        di felicità.
        Il mio cuore saltellava
        dentro il petto come
        un bimbo contento
        per un dono gradito
        e la mia anima
        trepidava piano
        nell'attesa di un abbraccio.
        Tu incredibilmente bella
        finalmente davanti a me,
        io con il respiro bloccato
        nell'intimo ti avrei tenuta
        sul petto per ore,
        per ringraziarti di essere qui
        
        
        Maria Chiara
        
        Mentre sogni la luna che sorge
        la mia chitarra diventa dolce;
        
        suona una musica che non c'è,
        é la canzone che ho scritto per te.
        
        Mariachiara  innocente poesia,
        sei la fata di questa magia.
        
        Dormi, ma voli sui sentieri
        dei miei sogni, idee e pensieri.
        
        Entro in silenzio dalla finestra del tuo cuore,
        ti guardo,  ti accarezzo, con in mano un fiore.
        I tuoi capelli di seta ti sfiorano la pelle,
        la tua labbra di rosa infiammano le stelle,.
         
        Sospiri nel sonno e il lenzuolo tieni stretto,
        pronunci il mio nome soffocandolo nel petto,
        volevi tenerlo come un segreto dentro te
        ma teneramente apri gli occhi, e, vedi me.
        
        Velocemente il mio collo abbracci forte,
        il nostro sguardo di cielo illumina la notte.
        I tuoi baci, le tue mani sono fuoco dentro me,
        ed è lì, in quel calore, che capisco: voglio te.
        
        Ed ora apro gli occhi della fantasia
        perché so che domani; sei mia.
         
        Note: testo di una mia canzone
         
        
        Amore
        
        Oscura selva di odore e calore
        questo sacro rito accogli d'amore:
        apri i tuoi petali o fior di maggio,
        ama accarezza il gelido sol raggio.
        
        Rosa, accendi o spegni col rosso riso
        tutti gl'astri e angeli del paradiso,
        ma tu scaldar solo un cüore devi
        quello il cui albore ogni mattin ricevi.
        
        E ti sfiora, e ti stringe, e ti colora:
        spina, a te punge or l'olezzato cuore;
        soffice abbraccio, spasmoso groviglio
        
        arde, infiamma, sussulta, si spegne ora.
        E' petalo è raggio, nessun rumore.
        nessun rumore. D'amore son figlio.