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Le Poesie di Francesco Macaluso


DIALOGO TRA UNA COLOMBA E UN REALISTA

A mio nonno

Non credere
che io ti abbia dimenticato,
è che mi sembra inutile
invocarti con preghiere
che non ho mai compreso...

Io che non ho mai creduto
nemmeno in Dio,
resti tu la prima speranza
che possa dare luce
ad ogni mia visione,
offuscata da un'anima
troppo ingombrante
per entrare nel sottile
disegno della Verità,
da te adesso conosciuta.

Non volevo piangere,
eppure l'ho fatto,
pur sapendo che le lacrime
sono il segno più superficiale
di un più profondo ed orrendo dolore.

Diffido davanti al tuo ultimo letto,
inutile punto di riferimento
di chi s'illude d'immaginarti
ancora sotto queste pietre
che hanno segnato la nostra vita,
insieme alla tua.

Perché so che sarai sempre ed ovunque
ogni qual volta io ti ricorderò,
anche nel più semplice e piccolo gesto
che ancora è rimasto
nell'anima di chi ha sofferto davvero,
lasciando che un'eterna lacrima
trafiggesse il cuore
di chi non ha avuto neanche il tempo
di darti un ultimo e forte abbraccio.

Oscuro

Notte.
Regno di una morte subalterna.
Fine ed inizio,la domanda muta sul tempo...
A voi la scelta, dunque...

Dove sia quel luogo
di memoria cosmica
è l'arcano quesito
di noi carcasse viventi.

.Il tuo nome mancherà
sull'ultima pagina.
 

Corro senza riparo.

Corro senza riparo,
una pioggia d'immagini
rompe gli argini della ragione.

Annego in lei i miei sospiri
per timore che tu li possa sentire.

Dolce brivido.

E' il tuo volto riflesso
in ogni goccia,ogni attimo.

E oramai mi confondo.
Sono acqua. Anch'io.
 

Prima di dormire

Il mio inconscio  rimbomba
tra parentesi ritorte
e pareti di amnesia.

Disincanto

Lascio riposare la mia mente
su un guanciale di lacrime
dissolte.
 

E vedrò la sorte delle mie parole

E vedrò la sorte delle mie parole
specchiarsi in una lucida fanghiglia,
nell'immobilità del Tutto...
scorgendo grumi di verità,
amara e indigesta pietanza
per coloro che vivono d'illusioni.
La mia ombra
non è figlia della luce che mi attraversa...
ma la scarna presenza della mia vera identità,
e vagando in quest'oasi irreale
dove il mio sguardo non coglie più immagini...
sono giunto alla deriva del mio tempo,
lasciando dietro di me
le orme imperfette del mio passato...
e saluto, con un esangue sorriso,
quest'inverno di pioggia leggera...
di neve,silenziosa e passeggera.

Ragazza dark

Sei lontana,
prigioniera coi tuoi sogni
nella tua periferia,
ti va stretta la realtà...
Credo
sia normale immaginarti
tra i tuoi quaderni...
intenta a scrivere prosaici pensieri,
deliri malinconici
che s'intridono del tuo essere.
Scorrono brevi ricordi
che ci vedono discorrere
convinti che la vita,
quella vera, non sia arrivata a noi.
Fragilità condivisa,
questi siamo noi,
dunque dispersi naufraghi
di giovani chimere,
eppure felici di nulla,
e ovviamente nulla
di cui essere felici...
Accontentarsi...
ma è come camminare sulla riva
e avere voglia di orizzonti...
li vedi da lontano, come i sogni,
che piano svaniscono
quando credi di averli già presi...
ma sono aria,
e sfuggono dalle mani.
 

Composta al buio

i il residuo sapore di un sogno
che so di aver fatto
ma che ricordo appena.
Ti ho vissuta di lucida incoscienza.
T'inventai forse
in una notte come questa,
dove un pianto nascosto
si rinnega
nell'insolita veglia d'estate.
 

Nostalgica Luna

L'estate notturna
non si accorge della sua fine imminente,
mentre questa maledetta luna
ignara del Tempo e delle stagioni,
resta lassù immobile
a godersi l'orrendo scenario
delle faccende terrene.

E' un freddo faro immortale
che dall'alto del suo cielo dipinto
non pensa nemmeno che per me
è solo il frammento vagante
di un mondo senza vita.

L'apparenza è la sua arte,
e con la sua luce falsata e riflessa
affonda le sue lame nella notte...

e fende le nubi oscure dei miei sogni passati.

In sogno

A me che sono
il folle assassino dei miei giorni
restano i ricordi
la sola cosa che appaga
il mio funereo spirito.
Un lago di sangue
richiama la mia vista
attonita e smarrita.
Non mi spaventano
quei corpi aggrovigliati
e fluttuanti, forse non sono
che macabre visioni
figlie del mio pensiero in agonia.
Una caverna è il mio rifugio
e sulle pietre ho già disegnato
la forma avulsa
del mio cadavere in decomposizione...
Vedo un altro me stesso
che corre in preda a un'ossessione
verso un precipizio di spine e di rovi.
Interminabile caduta
nella forte gravità,
atroce e pieno l'impatto e il suo urlo !
Schizza via sangue al cielo,
ricade su quello, morto.
E il mio inconscio mi addita :

"Non biasimarlo, è solo un angelo suicida".